Il treno dei bambini

Alla fine della seconda guerra mondiale il PCI e l’UDI organizzarono il trasferimento di alcune bambine e bambini meridionali in Emilia Romagna presso famiglie di volontari disposti a prendersi cura di loro. Nei mesi di permanenza al Nord, bambine e bambini poverissimi ebbero così la possibilità di frequentare la scuola, nutrirsi in maniera adeguata, indossare cappotti che li riparassero dal freddo e scarpe fatte apposta per loro.

La strepitosa voce di Amerigo, 7 anni, protagonista della vicenda, ci racconta questa pagina di storia recente, senza retorica né commiserazione: nelle sue parole la distinzione tra solidarietà e carità è nettissima.
Viola Ardone, che conosce bene il mondo dell’infanzia, ci restituisce, da una parte, l’entusiasmo e la curiosità bambina, dall’altra le paure, le fragilità e il dolore legate alle separazioni.
Una portentosa e sapiente  mescolanza tra italiano e napoletano caratterizza tutto il romanzo, che, tra i tanti pregi, ha anche quello di illuminare  il ruolo delle donne nella Resistenza e nell’immediato dopoguerra.