Natale 2013: nostri preferiti

 

Clara Uson “La figlia”

la figliaUna riflessione sulla recente storia europea, sul male assoluto che si annida nel suo cuore. Il racconto della vita di una ragazza che ha tutto, talento, bellezza, l’amore incondizionato del padre. Un padre, Ratko Mladic, il «Boia dei Balcani», accusato di genocidio. Ana è una ragazza estroversa, allegra, brillante, con un futuro pieno di promesse. È la migliore alunna del suo corso di medicina a Belgrado, è amata dagli amici, è la prediletta e l’orgoglio di suo padre, il generale Ratko Mladic, che lei ricambia con una adorazione assoluta. Un viaggio a Mosca è l’occasione di passare alcuni giorni spensierati, in giro per una grande città, con il solo pensiero di divertirsi. Invece al ritorno Ana è cambiata. È triste e taciturna. Una notte afferra una pistola, quella a cui il padre tiene di più, e prende una decisione definitiva, che segnerà per sempre la vita della sua famiglia. Ha solo ventitré anni. A Mosca, tra corteggiamenti e feste, in compagnia degli amici più cari, Ana scopre il volto nascosto del padre, per lei un eroe, per tutti un criminale e una belva feroce, responsabile dei maggiori eccidi del dopoguerra: l’assedio di Sarajevo, il massacro di Srebrenica, la pulizia etnica in Bosnia. Clara Usón, in un romanzo potentissimo che la consacra come una delle grandi scrittrici europee, si immerge in una vicenda di forza shakespeariana mantenendo un perfetto equilibrio tra i dati storici e la creatività letteraria, per scrutare nella follia del male, dell’amore, e nel labirinto emotivo dell’infinità di voci e congetture raccolte in tre anni di ricerche.

Rosella Postorino ” Corpo docile”

Milena è nata in galera e lì è vissuta fino a tre anni. Oggi ne ha ventiquattro e si prende cura dei bambini reclusi, come Marion. Marion sarà presto strappato alla madre detenuta con cui vive. Milena conosce quel dolore e farebbe di tutto per evitarglielo. Eugenio invece fa parte della sua vita fin dall’inizio: era il “fratello” con cui dividere il sonno, è stato l’amico che non aveva mai paura, è diventato il suo amante. L’incontro con un giornalista che vuole parlare dei bambini in carcere è il terremoto che fa tremare le mura dietro cui Milena si protegge da sempre. Il giornalista è intenzionato a forzare ogni porta, vuole liberarla, o solo averla. Ma quando sei nata in galera, anche l’amore può diventare una minaccia. Rosella Postorino racconta la gabbia delle nostre esistenze “separate e inconciliabili”, e insieme la felicità furiosa dei corpi che si toccano. Scrive un romanzo di esclusione e tenerezza, dove ogni nido cova violenza, ma il tentativo di salvare un altro essere umano è l’unico modo per salvare se stessi.

Alicia Gimenez-Bartlett “Segreta Penelope”

Un gruppo di amici si ritrova al funerale di una di loro, Sara, donna libera, allegra e spensierata, che si è tolta la vita a cinquant’anni. E nei loro ricordi il racconto della vita di Sara e la riflessione sulle scelte della generazione spagnola da poco uscita dal franchismo.

 

 

 

Veronica Raimo ” Tutte le feste di domani”

I coniugi Falsini, che all’inizio degli anni Novanta devono capire come ristrutturare il loro appartamento, dodici anni prima erano soltanto Alberta e Flavio. Lei una studentessa affascinante, povera e testarda, che si sta per laureare, lui un brillante e facoltoso professore di Estetica membro della commissione di laurea. Alberta cela dietro i ricattatori occhi turchini la capacità di mettere in scacco le abitudini della vita, e trasforma la sua discussione in un teatro dell’assurdo con una scena muta volontaria. Sa di prendere un votaccio ma anche di aver sedotto per sempre Flavio, colui che nel giro di un anno si ritroverà a essere suo marito. Così, per incanto o per calcolo, Alberta passa dalla vita di una comune di spiantati alla molleggiata pace borghese, dove tutto sembra una compiaciuta e terribile rappresentazione. Ma Alberta ha un’arma in più, una specie di dono, un’irresistibile eccentricità in grado di far fibrillare il senso di qualunque abisso di noia. Se decide di tradire Flavio per conoscere di quali storie si nutre il mondo, gettandosi tra le braccia di Carsten, un giovane e sfuggente scrittore americano, è per dar forma a quello che nella sua testa è un fantastico romanzo d’amore. Eppure nulla è certo in questo romanzo, perché tradimento e complicità sono due facce della stessa delirante ambizione: trasformare la propria esistenza in una partita a carte in cui ogni avversario è convinto di essere un compagno di gioco.

Claudia Pineiro “La crepa”

Nella vita da uomo qualunque dell’architetto Pablo Simó c’è una fessura inconfessabile, una crepa che gli tormenta la coscienza: Nelson Jara. Forse era solo un piccolo truffatore, una “canaglia”, ma anche Pablo Simó sa di essere una canaglia, nonostante l’apparenza di irreprensibile professionista e buon padre di famiglia. Come una crepa che si allunga e si allarga, tutte le piccole certezze quotidiane di Pablo si sgretolano: una giovane donna che sembra sapere chissà cosa su Jara scatena in lui un’attrazione dirompente, la famiglia va in frantumi, il lavoro diventa insopportabile, e passo dopo passo la tentazione di essere canaglia fino in fondo lo travolge. Ancora una volta Claudia Piñeiro ci narra i piccoli inferni di una variegata umanità, nella monumentale Buenos Aires invasa dal cemento delle speculazioni edilizie dove l’apparenza, più che mai, inganna.

Adriana Lisboa “Blu corvino”

A dodici anni, Vanja perde la madre ed è costretta a lasciare Rio de Janeiro per trasferirsi a Denver, in Colorado, a casa di Fernando, l’ex marito della madre. Lì la bambina brasiliana scopre per la prima volta la neve, il freddo intenso, il gracchiare desolato dei corvi e le strade larghe senza ombra, diventando una “latina”. Grazie a Fernando, però, Vanja ricostruisce anche il passato della madre e il dramma della dittatura militare che, in un modo o nell’altro, con i suoi orrori, ha segnato la vita di un’intera generazione di brasiliani. Insieme a Fernando e a Carlos, un piccolo amico salvadoregno, Vanja attraversa gli Stati Uniti alla ricerca del padre biologico e delle proprie radici, finendo con il reimpossessarsi della sua storia nel momento stesso in cui questa smetterà per lei di avere importanza.

Assia Petricelli e Sergio Riccardi “Cattive ragazze”

15 ritratti di donne narrati in questa graphic novel ciascuna a mostrare il coraggio e la forza delle proprie idee. Il libro è inoltre stampato con caratteri concepiti per chi ha difficoltà di lettura. Una storia di piccole e grandi rivoluzioni da ricordare o da scoprire.

 

 

 

 

Loredana Lipperini “Di mamma ce n’è più d’una”

Il Palazzo d’Inverno di Pechino era luogo di meraviglie e splendore. Ma il suo nome era anche Città proibita. L’imperatore della Cina, che deteneva il potere più alto, era prigioniero del suo palazzo, proprio in virtù di quel potere. Anche la maternità è un Palazzo d’Inverno: dove è splendido aggirarsi ma da dove non si può uscire. Per secoli, anzi, è stato l’unico potere concesso alle donne, e oggi torna a essere prospettato come il più importante: l’irrinunciabile, anzi. Lo ribadiscono televisione, giornali, libri, pubblicità, blog: perché volere tutto se si può essere madri, possibilmente perfette? Alle donne, in nome del nuovo culto della Natura, si chiede dolcemente di allattare per anni e di dedicare ogni istante del proprio tempo ai figli: si dice loro che tornando a chiudersi in casa, facendo il sapone da sole e lasciando libero il proprio posto di lavoro salveranno il paese, e forse il mondo, da una crisi economica devastante. Oppure, se proprio vogliono lavorare, devono diventare “mamme acrobate” in grado non solo di conciliare lavoro e famiglia, ma di farlo con il sorriso sulle labbra e la battuta pronta, magari per raccontarsi su blog che sono il territorio di caccia preferito per tutte le aziende che producono passeggini e detersivi. Intanto, nell’Italia dove il mito del materno è potentissimo, per le madri si fa assai poco sul piano delle leggi, dei servizi, del welfare, dell’occupazione, dell’immaginario: e nella riproposizione dei cliché sembra profilarsi per le giovani donne quella che potrebbe non essere più scelta, ma Destino. Ma invece di unirsi, le donne si spaccano. Le fautrici dei pannolini lavabili contro le “madri al mojito”, che non disdegnano una vita sociale e lavorativa accanto agli impegni genitoriali. Le madri totalizzanti contro le madri dai mille impegni. Natura contro cultura. Femminismi contro femminismi, anche…

Auður Ava Ólafsdóttir “Rosa Candida”

– Dài, dimmi qualcosa.
– Muschio.
– Mm, carino.
Appena pronuncio la parola, mi rendo conto di essere nei guai: impensabile affrontare un tema del genere in una chiacchierata. Al massimo, riuscirei a elencarne varie tipologie, di muschio, ma non sarebbe piú un dialogo.
– E com’è, questo muschio?
Se avessi la possibilità di esprimermi liberamente, spiegherei all’astro nascente del grande schermo che il muschio è una spugna filamentosa e che fatichi da matti a camminarci sopra. I primi passi non sono un problema, ma attraversare un intero campo di lava ricoperto di muschio è come camminare tutto il giorno su un tappetino da palestra, con il piede che affonda. Dopo tre o quattro ore di passeggiata sul muschio, il tendine di Achille tira per lo sforzo e i muscoli sono indolenziti: peggio che scalare una montagna. Se strappi un po’ di muschio, si forma una specie di ferita nella terra, e la polvere ti vola negli occhi.
Mi piacerebbe dirle qualcosa d’inusuale, qualcosa che nessuno le ha mai detto prima, ma le mie conoscenze linguistiche non mi permettono grandi voli. Certo, potrei descriverle le diverse tonalità di colore del muschio o l’odore che sprigiona appena smette di piovere. Ma non vorrei che questi le sembrassero solo pretesti per far prendere una piega sentimentale al nostro discorso. Non vorrei che le sembrassero i prodromi di una proposta. E siccome non intendo proporle proprio un bel niente, mi limito a proferire una frase che sono in grado di padroneggiare dal punto di vista sintattico: – Una pianta simile a un tappetino da palestra.