Fuori di sé

Una coppia che lascia l’Unione sovietica e approda in Germania in cerca di un futuro per i propri figli. Un marito che picchia la moglie. Anton e Ali/Alissa, i gemelli che passano da un paese all’altro e crescono mescolando russo e yiddish al tedesco, scoprendo vicendevolmente i corpi, interrogando i generi. Poi uno se ne va e la scomparsa fa riaffiorare la Trilogia della città di K. di Kristofiana memoria.

Il romanzo d’esordio della drammaturga Marianna Sacha Salzmann lascia senza fiato e ha il pregio di sollevare molte domande senza pretendere rispondere a nessuna. Cosa sono i confini? Quanto ci possono separare da noi stessi? Cos’è l’identità? Quanto ci definisce e quanto ci opprime?

Tante voci narranti si alternano per raccontarci una storia che non si esime dall’essere molteplice come i suoi protagonisti, refrattari alle fotografie, costantemente in movimento, per non arrendersi agli altri. Quelli che gridano «sporchi ebrei» o «froci». Quelli che ci rendono estranei. Quelli che nel dubbio tirano pugni a moglie e figli. Andare a ritroso nelle tentacolari storie familiari, scorgere nei genitori altro che i monoliti di sofferenza che sono diventati. Per arrendersi agli altri, quelli che ci aiutano a cogliere qualcosa di noi stessi, quelli che aprono possibili.

Per cercare una via di uscita, ma non è detto che ci sia, a volte basta prendere in prestito uno zio turco e farsi cullare da un divano abitato da cimici, nel cuore di Istanbul.

15 marzo Una donna può tutto di Ritanna Armeni

Giovedì 15 Marzo, ore 19:00
@Tuba Bazar
Presentazione di Una Donna Può Tutto (ed. Ponte alle Grazie)

Sarà presente l’autrice Ritanna Armeni (giornalista e scrittrice)
e Daniela Preziosi (giornalista de’ il manifesto)
introduce e modera Cristina Petrucci (Tuba)

Le chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma agili biplani, mostrano l’audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne.
La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l’ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare.
Il loro vero obiettivo è l’emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l’oblio in cui vorrebbero confinarle.
Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia. È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l’eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici. È lei a descriverci il freddo e la paura, il coraggio e perfino l’amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti di combattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare: «Ci sono i sentimenti, la sofferenza e il lutto, ma c’è anche la patria, il socialismo, la disciplina e la vittoria. C’è il patriottismo ma anche l’ironia; la rabbia insieme alla saggezza. C’è l’amicizia. E c’è – fortissima – la spinta alla conquista della parità con l’uomo, desiderata talmente tanto – e questa non è retorica – da scegliere di morire pur di ottenerla».