I romanzi dell’Estate secondo Tuba, libreria di donne a Roma

Mentre aspettiamo #inQuiete Settembre, per realizzare il primo festival di scrittrici a Roma, (22 al 24 Settembre), vi suggeriamo alcuni romanzi da leggere in vacanza. Se vi sentite #inQuiete anche voi, Qui potete contribuire al crowdfunding.

Buone letture!

 

 

Laja Jufresa, Umami, Sur 2017 (recensione di Barbara P.)
Ho scoperto l’esistenza di un quinto sapore, umami, grazie alle parole della scrittrice messicana Laia Jufresa, pubblicata in Italia da edizioni sur.
Un romanzo che, raccogliendo l’eredità e la visione del mondo precolombiana, tiene insieme le contraddizioni della vita e del Messico: i lutti e la voglia di vivere, la curiosità bambina e la violenza.
Originale, intimo e poetico: da leggere.

 

 

Leila Slimani, Ninna Nanna, Rizzoli 2017 (recensione di Cristina)
Una scrittura avvolgente per dei temi non scontati che indagano gli esseri umani, principalmente le donne. Donne sole, donne che entrano nella vita delle altre come quella di Louise la tata di Mila ed Adam figli di Myriam che sente la necessità di riprendersi la vita lavorativa ed uscire dalla casa e la maternità. Un giallo filosofico per Ninna nanna che ha venduto 60mila copie ed ha vinto il Premio Goncourt 2016, da leggere tutto d’un fiato. Una riflessione sulla relazione tra donne, sulla maternità, sulla famiglia. Un intreccio che non ti lascia mai e che rimette in discussione l’educazione, il rapporto monetario anche tra donne, per affrontare una delle paure che ogni genitore uomo o donna scaccia dal proprio inconscio.

 

 

Cristina De Stefano, Scandalose, vite di donne libere, Rizzoli 2017 (recensione di Cristina)
Cristina De Stefano è riuscita a scovare donne importanti ma troppo spesso dimenticate. Spesso donne appartenenti alla borghesia di fine 800 inizio 900 che si sottraggono al loro destino familiare per vivere da artiste, libere, dirompenti. Spesso lesbiche, mai eteronormate, le donne raccontate in questo libro ci insegnano molto di un periodo in cui si osava deragliare, soprattutto le donne, scardinando stereotipi e la possibilità di accesso all’arte nelle sue diverse forme. Dalla pericolosa cantante Nina Simone, alla resistente Toto Koopman, al “Il mio cuore – a nessuno” di Else Laker-Schuler, alle più famose Marguerite Duras e Annemarie Schwarzenbach. Molti le volevano chiuse in manicomio, invece ci hanno lasciato delle opere che raccontano giorno dopo giorno la lotta delle donne e di cui ringraziamo la De Stefano di averle raccolte e trasmesse.

 

Rosa Mordenti, Al centro di una città antichissima, Edizioni Alegre 2017 (recensione di Barbara P.)

Rosa Mordenti riesce a raccontare l’indicibile con la tenerezza di una bambina ormai adulta che, nonostante tutto, mai ha smesso di cercare i propri nonni.
La Resistenza romana da un punto di vista inedito e tutto umano.
La storia di una famiglia paranormale, come molte altre.
Bellissimo.

 

 

Virginie Despentes, Vernon Subutex 1, Giunti 2017 (recensione di Sarah)
Con Vernon Subutex,Virginie Despentes fa una proposta indecente: tuffarsi nella società francese odierna. Quella che elegge Macron dopo aver votato Mélenchon, quella che vota per Marine Le Pen al 35 percento. Il protagonista della trilogia, Vernon Subtex per l’appunto, ha avuto per anni un negozio di dischi, poi il mercato della musica è cambiato, così un po’ alla volta e ormai cinquantenne, si è ritrovato per strada. Dopo aver esaurito gli amici a cui chiedere un appoggio senza essere in grado di chiedere aiuto, è diventato uno dei tanti abitanti delle panchine anti-umani di Parigi. E mentre si allontana con meno resistenza del previsto dalla sua vita precedente – quella in cui non era invisibile – diventa l’oggetto di una strana caccia virtuale. Su internet tutti lo cercano, perché è in possesso del videotestamento di un vecchio amico, assiduo frequentatore del suo negozio, diventato una star della musica e poi ritrovato morto in una vasca da bagno. La scrittura è acuta, come sempre con Despentes, e fa l’effetto di un pugno. Seguendo Subutex ci inoltriamo in una galleria di ritratti fulminei, a volte riluttanti, a volte affascinanti, sempre empatici e non privi di ironia. Despentes non ci risparmia nulla e dipinge attraverso strati sociali, orientamenti politici e sessuali diversi, un paese alle prese con i propri ideali perduti. E ci lascia, con ansia, in attesa del secondo volume.

 

Antonella Lattanzi, Una storia nera, Mondadori 2017 (recensione di Barbara P.)

“Una storia nera” ti si appiccica addosso, come l’afa agostana di Roma, opprimente e soffocante, come l’aria che si respira in ogni pagina. Un romanzo sulla famiglia che invischia chi legge perché riesce a mettere al centro proprio le relazioni danneggiate e morbose che intossicano l’esistenza e che si trasmettono, come un’eredità scomoda e non reclamata, di generazione in generazione.
Dopo Devozione, un nuovo bellissimo libro di Antonella Lattanzi sulla dipendenza e sulla violenza che da essa può scaturire.

 

Alessandra Sarchi, La notte ha la mia voce, Einaudi 2017 (recensione di Barbara P.)


Siamo corpi desideranti, siamo neuroni a specchio, siamo dolore, siamo Aria, Terra, Acqua mescolati dal Fuoco della poesia, delle relazioni, dell’arte.
La scrittura di Alessandra Sarchi riesce a danzare la vita.

 

 

Donatella Di Pietrantonio, L’Arminuta, Einaudi 2017 (recensione di Barbara P.)

L’Arminuta (la ritornata, in dialetto abruzzese) viene restituita -all’età di 13 anni- alla sua famiglia di sangue da quelle che, fino ad allora, l’aveva allevata. E si ritrova così, nel pieno dell’adolescenza, a vivere un trauma doloroso di cui non conosce le cause scatenanti.
La lingua è segno e metafora dello straniamento: educata in una famiglia di città che parla un italiano corretto, tra lezioni di danza e piano, l’Arminuta viene scaraventata nel mondo ignoto della campagna, della povertà e del dialetto.
Un romanzo meraviglia, una prosa lucida e tagliente; se è necessario capire da dove si viene per costruire la propria identità è altrettanto importante imparare a riconoscere la cura e le relazioni umane salvifiche.

 

Una vita come tante di Hanya Yanagihara – Sellerio 22 euro (recensione di Cristina)
Un libro di dolore, tanto dolore. Un dolore profondo che entra nelle viscere e ti accompagna per 1094 pagine. Ma anche di amore profondo, di amicizia, di sopravvivenza, di superamento dei propri limiti. In una New York di talenti e successo vivono quattro amici, ex compagni di college, arrivati nella grande mela dal New England. E’ intorno a Jude che ruota la loro amicizia, al suo passato misterioso, torbido mai risolto che lo porta ad una costante malattia e un sessuale autolesionismo. Si sostengono, si amano, si stanno vicini in maniera quasi maniacale, si affiancano per anni. Ma la crudeltà umana non li abbandona mai. Una feroce critica alla chiesa e agli orfanotrofi, istituzioni totali che devastano bambini, i quali riescono a sopravvivere solo grazie all’amicizia e alla coinvolgente umanità. Un libro duro, per una lettura appannata dalle lacrime da una scrittrice statunitense di origini hawaiane che tocca il cuore e lascia molto, anche come scrittura. Sperando che quella raccontata non sia Una vita come tante ma un’eccezione di fantasia.