Ogni volta che ti picchio

Che vuol dire per una donna che si considera femminista essere picchiata da un uomo che si definisce marxista, comunista, maoista?
“E poi, nel corso di una campagna sul web contro la pena di morte conobbi l’uomo che sarebbe diventato mio marito. Ero incantata”.
Un libro autobiografico di una scrittrice giovane ma già conosciuta, indipendente, che decide di andare a studiare in Kerala, luogo di attivismo politico e culturale. Qui conosce un noto politico molto più grande di lei che, dopo anni di relazione nascosta, abbandonerà, scappando e sposando frettolosamente l’uomo che diventerà appunto suo marito.
“- Ho detto, cos’è l’amore?
 – Comunismo?
– Giusto! E cos’è il Comunismo?
– Amore?
– No! Il Comunismo non è amore: è un martello che usiamo per correggere noi stessi e annientare i nostri nemici.
Così alla fine dei conti questo è il risultato: devo imparare e devo cambiare. Non c’è atro modo”.
Una storia come tante che parla alle femministe, alle scrittrici in maniera riflessiva e politica. Perché la violenza sulle donne riguarda tutte anche quelle che pensano di esserne lontane.

Valerie Solanas

Una biografia onesta sin nell’introduzione in cui l’autrice ci spiega che sta scrivendo questo libro pur sapendo che Valerie Solanas non voleva una biografia. Eppure la raccolta di materiale è tantissima e la modalità di racconto minuziosa e maniacale. Una traduzione fedele e trascinante quella di Margherita Giacobino che ha saputo riprodurre lo slang della vita della Solanas.
La Fahs ci restituisce la storia di una scrittrice che è stata molto sottovalutata anche dalle femministe. Non solo perchè già negli anni 60 aveva predetto come sarebbe andata la società ma anche perchè aveva dato la via di uscita alle donne dal patriarcato: l’eliminazione del maschio. O perlomeno il suo allontanamento da tutti i luoghi di potere, da dove la donna è esclusa e che finchè non farà propri, rimarrà schiavizzata. Solanas è vissuta ai margini, senza fissa dimora, considerata da tutti una donna pericolosa, anche dalle femministe. Andava in giro per le strade ad arruolare donne SCUM con cui poter mettere in atto il suo manifesto. Sempre alla ricerca di soldi e di qualche editore, divenne famosa per aver sparato e quasi ucciso Andy Warhol di cui era molto amica. Un libro che ci porta nella società dove è nata e cresciuta Valerie Solanas, un’america degli anni 60 e 70 dove tutto era possibile ma dove già la violenza, soprattutto familiare segna lo vita delle donne.
Se ne potrebbe scrivere per ore di questa autrice che mai come oggi risulta essere attuale come soluzione all’oppressione che le donne ancora vivono. Un romanzo esaltante e che ci da ancora un linea di speranza.

Valerie: Ti piacciono gli uomini, sessualmente?
Tom: Vuoi dire se ho scopato dei maschi? Naa, uh, non da quando ero giovane
Valerie: Perchè no?
Tom: Non è il mio istinto. E’ il mio istinto che mi dice cosa devo fare
Valerie: Anche il mio istinto dice a me cosa devo fare
Tom: Cosa ti dice di fare il tuo istinto?
Valerie: La stessa cosa che il tuo istinto dice a te. Il tuo istinto ti dice di correre dietro alle donne?
Tom: Giusto!
Valerie: Il mio istinto mi dice lo stesso. Perchè dovrei avere degli standard più bassi dei tuoi!

Le figlie del nord

Siamo in una Inghilterra futura dove l’ecosistema è completamente distrutto e dove la procreazione delle donne è tenuta sotto controllo in maniera oppressiva e invasiva. Sorella (questo il nome che si sceglie la protagonista) non ha figli ma un marito che decide di lasciare per recarsi verso Carhullan, una lontana fattoria del nord dove vivono un gruppo di donne resistenti e del tutto isolate. Inizia così il viaggio e il racconto di questa donna, un racconto che lei farà postumo da carcerata. Inizia così il viaggio di Sorella verso un posto che non sa neanche se esiste ancora. Una bellissima storia di donne, di come si sono strutturate per resistere alla Riorganizzazione sociale. Una descrizione minuziosa di come potrebbe essere una fattoria, ma anche una società gestita dalle donne. La loro è una comunità non perfetta, piena di contraddizioni, nella fattoria ognuna ha un compito ma allo stesso tempo è libera di fare quello che preferisce nel privato, purché non dia noia all’andamento della comunità stessa. Il comando è affidato a Jackie, la fondatrice, una donna all’apparenza autoritaria ma che con metodi a volte duri cerca di rafforzare lo spirito e l’autostima de Le figli del nord. Ma il Potere si sa che non permette nè sacche di resistenza nè isole autogestite, è che così che decide di attaccarle.

Ci siamo convinte che i cambiamenti avvengono sempre altrove, vero? Ci siamo abituate ad aspettare, a sperare di essere salvate, a sperare che chi comanda faccia le riforme e riformi anche noi. […] Nessuno ci aiuterà, Sorelle. Ci siamo solo noi. Quindi perché non può succedere qui? Perché non può succedere adesso?

Recensione di Cristina

1977. Quando il femminismo entrò in TV di Loredana Cornero – Harpo € 15

Nel 1977 il movimento femminista italiano era al suo apice, non soltanto riempiendo e dominando le piazze, ma anche riappropriandosi dei mezzi di informazione. Ed è con questa forza che, proprio nel 1977, riesce ad entrare anche in televisione e precisamente sulla rete 2 della RAI con il programma Si dice donna. Tutto inizia con l’incontro tra il direttore di rete all’epoca Massimo Fichera e l’unica capostruttura donna in Rai Marina Tartara. Come regista e conduttrice viene scelta Tilde Capomazza, nella redazione giornaliste di ‘Noi donne’ e di ‘Effe’, storiche del femminismo, responsabili di associazioni, creatrici di riviste di filosofia delle donne, dirigenti dell’Udi, giovani donne che in seguito saranno chiamate a ricoprire ruoli istituzionali, culturali e politici. Una redazione di donne unita dalla comune attiva partecipazione al movimento femminista. E per quattro anni, fino al 1981, Si dice donna sarà proprio la voce del movimento femminista in Tv. Loredana Cornero, ricostruisce questa storia sotto forma di racconti personali delle protagoniste. Ne escono le problematiche solite, poche donne tecniche che possano far si che tutto il programma sia esclusivamente femminile, discussioni su come vestirsi o come condurre o su quale forma televisiva si avvicina più alle donne. I temi trattati sono tantissimi, da quelli culturali, filosofici, poetici a quelli politici alle inchieste sul lavoro nero, alla questione in quegli anni dirompente come l’approvazione della legge 194 per l’interruzione volontaria di gravidanza. E sarà proprio su questo argomento che nel 1981 la trasmissione, dopo mesi travagliati, verrà interrotta. L’italia e la politica stanno cambiando e le donne come spesso accadono devono uscire dalla sfera pubblica per tornare a quella privata. Bellissimo e importante libro di Loredana Cornero che mette un altro tassello per quella storia del protagonismo delle donne e del femminismo che spesso rimane in sordina.

Qui il saluto di Tilde Capomazza per la chiusura della trasmissione
http://www.teche.rai.it/2018/03/tilde-capomazza/

Presentazione Jessa Crispin Perchè non sono femminista

Tuba Bazar, Inquiete Festival di scrittrici a Roma, edizioni sur
presentano all’interno del tour Jessa Crispin in Italia

Giovedì 17, ore 19:00
TUBA
INCONTRO CON JESSA CRISPIN a partire dal suo libro
PERCHè NON SONO FEMMINISTA
(un manifesto femminista)

Insieme all’autrice saranno con noi Cecilia D’Elia Riviello e Giorgia Serughetti

“Negli ultimi anni assistiamo sempre più di frequente al fenomeno di attrici, cantanti e celebrità che proclamano la loro adesione al femminismo; contemporaneamente, sui social network e sui mass media sono sempre più all’ordine del giorno gli scandali legati alle molestie e le campagne contro i comportamenti sessisti. Ma qual è esattamente la natura di questo «femminismo» che tanto spesso viene chiamato in causa? Davvero basta condannare gli abusi sessuali e credere nel semplice principio che le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, per potersi dichiarare femministe?
Questo pamphlet agguerrito e provocatorio ci mostra come il femminismo moderno, nel suo sforzo di essere il più inclusivo e universale possibile, abbia perso la sua carica rivoluzionaria, la capacità di legare la lotta per l’emancipazione femminile a una più ampia battaglia per il rovesciamento dello status quo, e come dietro il cosiddetto girl power si celi in realtà l’accettazione degli stessi valori del sistema patriarcale che crea l’ingiustizia e le disuguaglianze: il denaro, il potere, la sopraffazione del più debole in nome della realizzazione di sé.
Recuperando le teorie del femminismo del Novecento, Perché non sono femminista tenta invece di immaginare nuovi valori e nuove pratiche per costruire un progetto completamente diverso, insieme collettivo e radicale: «una rivoluzione totale in cui alle donne non sia semplicemente permesso di partecipare al mondo come già è, ma in cui siano parte attiva nel riformarlo».

Jessa Crispin (1978), blogger e attivista, è autrice dei libri The Dead Ladies Project e The Creative Tarot. Ha fondato le riviste letterarie online Bookslut e Spolia. Ha scritto inoltre per numerose importanti testate, tra cui il New York Times, il Guardian, il Washington Post e la Los Angeles Review of Books.

Cecilia D’Elia, da tempo impegnata nel governo locale, si occupa di politiche di genere, prevenzione e contrasto della violenza contro le donne. È autrice di L’aborto e la responsabilità. Le donne, la legge, il contrattacco maschile (Ediesse 2008) e del libro per ragazzi Nina e i diritti delle donne (Sinnos 2011) ed è coautrice con Giorgia Serughetti del libro Libere Tutte (Minimumfax 2017)

Giorgia Serughetti è ricercatrice all’Università di Milano-Bicocca. Scrive di donne, migrazioni, asilo. È autrice di Uomini che pagano le donne. Dalla strada al web, i clienti nel mercato del sesso contemporaneo (Ediesse 2013) e coautrice del libro Libere Tutte (Minimumfax 2017)

8 marzo Sciopero delle donne

Tuba anche questo anno aderisce allo sciopero delle donne. Rimarremo chiuse dalle 13 alle 20, invitando tutte alla partecipazione alla giornata.

L’8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOI SCIOPERIAMO! SPEAK CORNER ore 10.30 e CORTEO ore 17.00… Stay tuned

• PASSEGGIATA FEMMINISTA A LA SAPIENZA – ore 9.30 per la città universitaria, Piazzale Aldo Moro, 5

https://www.facebook.com/events/2030314683920429/

• SPEAK CORNER METOO >> WETOOGETHER – Prendiamo parola contro le molestie e il ricatto sui posti di lavoro: dalle ore 10.30 presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, via Vittorio Veneto 56

• CORTEO ore 17.00: partenza da Piazza Vittorio Emanuele. Passeremo poi per Piazza Esquilino, Via Cavour, Fori Imperiali e arriveremo a Piazza della Madonna di Loreto.

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornerà nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.

Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a#wetoogether.

Sarà sciopero femminista perchè pretendiamo una trasformazione radicale della società: scioperiamo contro la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e libertà di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.

Sappiamo che scioperare è sempre una grandissima sfida, perchè ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto è difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare può sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.

Lo sciopero dell’8 marzo in Italia dovrà affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.

Sappiamo anche, però, che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.

Quest’anno, alcuni sindacati hanno già dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all’appello. Di fronte alla più grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest’occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.

Lo sciopero femminista coinvolgerà il lavoro produttivo e riproduttivo, andrà oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unirà le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.

In questi mesi di campagna elettorale, non c’è lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza però riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza più brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro libertà di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessità/volontà di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci è il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.

Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia né il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci ciò che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.

Il nostro movimento eccede l’esistente, attraversa frontiere, lingue, identità e scale sociali per costruire nuove geografie.

Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrerà ancora una volta la sua forza globale.

Noi scioperiamo!

Cosa abbiamo letto

carne vivaMerritt Tierce ” Carne Viva”, Edizioni SUR 2015

Ai margini della notte americana, sempre al lavoro nei ristoranti, la giovanissima Marie si stordisce facendo uso di tutte le droghe mentre scopa e si lascia scopare senza piacere da capi, clienti o colleghi.

Si devasta, si punisce, nel tentativo di uccidere i propri desideri ma non elemosina mai nulla, nemmeno la pietà di chi legge (e, che, necessariamente, si infuria).

Si ritrova tutta intera solo quando comunica con la figlioletta che ha lasciato al padre il giorno in cui ha deciso di cambiare pelle.
“Se hai qualcosa che ti fa star male, un rimorso o un dolore, mangiatelo, bevitelo, pippatelo, scopatelo, usalo, ciuccialo, ammazzalo.”

Una storia brutale e cruda, la cui protagonista “un po’ sbagliata” sembra gridare da ogni pagina “Love me back”, che è poi il titolo originale del romanzo.

acquarioIlaria Gaspari “Etica dell’acquario”, Voland 2015

La malinconia per una vita che non esiste più, i ricordi e gli amori dei vent’anni, i rimpianti per il passaggio dalla giovinezza all’età adulta affollano le pagine introspettive di questo romanzo.
E mentre la protagonista quarantenne dichiara “Ero io che avevo cercato di dimenticare tutto, che ero scappata senza voltarmi indietro e mi ero inventata una vita che non volevo…”, chi legge viene assillata dalle stesse domande e trascinata dalle proprie memorie emotive.
Sulla solitudine e sulla paura di crescere, un esordio di valore che ha la trama di un noir avvincente.

evaristoBernardine Evaristo “Mr Loverman”, Playground 2015

Delizioso questo libro della scrittrice, poeta e critica letteraria inglese Bernardine Evaristo.
Barry e Morris si conoscono dal 1947 e da sessanta anni si amano in segreto. Un romanzo scritto e tradotto benissimo che racconta la storia divertente e profonda dell’amore di questi due anziani omosessuali ambientata nel borgo londinese di Hackney.
Barry è brillante, spiritoso, con la passione per i completi classici e per le citazioni shakespeariane. La moglie, Carmel, lo ha sposato quando aveva solo sedici anni, convinta di essersi conquistata il miglior partito dell’isola di Antigua, ma le scarse attenzioni del marito e la sua crescente indifferenza l’hanno spinta a un risentimento feroce. E’ così che all’età di 74 anni Barry annuncia a Morris di voler finalmente lasciare la moglie per passare gli ultimi anni della sua vita con l’uomo che ha sempre amato e che ha sempre frequentato.
Doppia vita per Barry ma anche doppio racconto per la Evaristo. Quella della comunità caraibica trapiantata a Londra stretta tra conservatorismo e modernità inglese. Ma anche quella dell’adolescenza di Barry e Carmel ancora ad Antigua, del loro giovane matrimonio. I sogni, l’amore, le difficoltà ma soprattutto il racconto esilarante dell’arte di essere normali.

sacchiVelia Sacchi “Io non sto a guardare. Memorie di una partigiana femminista”, Manni 2015

Dobbiamo ringraziare Rosangela Pesenti, curatrice del volume, per averci restituito la storia di una donna che altrimenti sarebbe rimasta alle più sconosciuta.
La storia di Velia Sacchi, femminista, partigiana, scultrice e poeta che, durante l’occupazione nazi-fascista, sceglie di non rimanere a casa e di imbracciare le armi per costruire una società socialista.
Un libro pieno di documenti, di lettere, di foto delle opere di Velia. Un libro passionario e di grande lotta femminista raccontato da una donna che ha saputo dedicarsi alla libertà e all’arte nonostante l’avanzare della cecità.
Un tassello in più per costruire la memoria delle donne.

coverMaylis de Kerangal “Riparare i viventi”, Feltrinelli 2015

Cosa succede nelle 24 ore in cui il cuore di Simon, un surfista ventenne che muore in un incidente stradale, viene trapiantato e ricomincia a battere nel corpo di Claire? Un romanzo sulla perdita e sulla rinascita, che non indugia mai sulla retorica del dolore. “Una sostanza di una potenzialità inaudita…un corpo umano, la sua forza e la sua fine umana”.

giovedì 29 Presentazione Corpi in Rivolta

Giovedì 29 ottobre, alle 18.30corpi in rivolta

Presentazione Corpi in Rivolta. Spazi urbani, conflitti e nuove forme della politica di Federica Castelli, edizioni Mimesis.

Ne parliamo con l’autrice, Federica Castelli – Dottoressa di Ricerca in Filosofia Politica, redattrice di DWF e Iaphitalia (Associazione Internazionale delle Filosofe). Fa parte del gruppo Femministe Nove.

Roberto Carocci – Ricercatore in storia contemporanea, studioso del movimento operaio e del movimento anarchico. Tra le pubblicazioni prinicipali “Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità socile dell’età giolittiana al fascismo”.

Célia Nadal – ricercatrice in letteratura comparata e scienze umanistiche. Catalana di Maiorca, militante femminista.

Cosa significa protestare per le strade, perché occupare uno spazio nella città? Veniamo da un recente risveglio, da anni che hanno riportato la politica nelle piazze e nelle strade. In tutto il mondo uomini e donne sono scesi in piazza manifestando un’urgenza condivisa di resistenza, di riappropriazione degli spazi e della capacità di agire e fare politica a partire dalle vite. Come comprendere la specificità di queste esperienze? Perché chiamarle rivolte urbane e non rivoluzioni? Quali sono gli strumenti per leggere una rivolta senza astrarre, generalizzare, neutralizzare? Stare per le strade è la pratica di ‘stasis’ che crea lo spazio per la rivolta e contemporaneamente dispone un modo affettivo di vivere lo spazio urbano. Durante una protesta, la corporeità è esposta in tutta la sua intensità appassionata e vulnerabile. Il corpo al centro permette di cogliere la relazione che questi eventi intessono con gli spazi urbani, il nuovo senso della politica che propongono e i rapporti tra uomini e donne nel momento della protesta.

“Negli anni Settanta, numerose pratiche e riflessioni di donne hanno portato ad esperienze e a contesti in cui la contraddizione crescente tra rivolta e spirito di rivoluzione, ingabbiato nelle maglie della logica sovrana, del potere, e dei suoi corollari violenti, apodittici e ideologici, è divenuta oggetto di discussione e spostamento, inaugurando una vera e propria rivolta sessuata al cuore del concetto di rivoluzione.”

Quante novità in libreria!

Elena Ferrante “Storia di chi fugge e di chi resta” E/O

copertina_1270

 

Laurie Penny “Meat Market. Carne femminile sul banco del capitalismo” Settenove

Copertina_STAMPA_PANTONE

 

Suad Amiry “Golda ha dormito qui” Feltrinelli

golda 2

Carola Susani “Miti romani” Nuova Frontiera Junior

carola

Goliarda Sapienza “La mia parte di gioia” Einaudi

gioia