Quanto si è scritto su il Gattopardo e il suo autore Giuseppe Tomasi di Lampedusa? La scrittrice siciliana ne ripercorre l’infanzia in Sicilia in un racconto che si alterna con un diario che lo scrittore redice durante i suoi ultimi giorni di vita a Roma. La solitudine crea immaginari e forme di resistenza, immersioni in letture “Leggevo la sorprendente Virginia Woolf. Aveva appena pubblicato La signora Dalloway e colpiva i miei sensi, la mia percezione del reale, persino ciò che credevo immutabile: la memoria”. Spinge il giovane Giuseppe nella ricerca di evasioni, mentali e fisiche, nel teatro soprattutto, dove nella sua grande casa di campagna si preparano prime di spettacoli strabilianti. Siamo sul finire dell’800 e con essa anche l’aristocrazia siciliana cede i pezzi alla nascente borghesia. Giuseppe dovrà adattarsi alle nuove regole e alle nuove guerre, la prima e la seconda guerra mondiale lo attraverseranno rendendo più forte il suo amore per Licy, compagna d una vita. Ma ad accompagnare l’infanzia e i ricordi dello scrittore Tomasi di Lampedusa è Antonno l’unico che “non aveva bisogno di punti di riferimento, nè di certezze da cui partire e a cui approdare”.
“L’albatro è una creatura libecciosa e marinara” disse la madre. “Come un cane fedele al guinzaglio delle navi. Tenacissimo, non abbandona il capitano nemmeno nella disgrazia”. E così la scrittrice Simona Lo Iacono non ci abbandona mai, anzi non ci delude mai regalandoci ancora una volta un viaggio nella bella Sicilia con parole e poesie degne di questa splendida isola.