I leoni di Sicilia. La saga dei Florio

I regnanti di Sicilia senza titolo o corone. Questi sono stati i Florio tra la fine dell’ottocento e il novecento. Ignazio e Paolo sono partiti con nulla da Bagnara Calabra nel 1799, vogliono trasferirsi a Palermo per aprire un negozio di spezie. Grandi lavoratori e mercanti sagaci riescono nel giro di due generazioni ad avere la più grande flotta siciliana, se non addirittura italiana. E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa. Sulla sfondo le vicende storiche della Sicilia, dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia, che la scrittrice Stefania Auci intreccia a quelle personali, dei grandi amori, dei grandi doveri familiari, dei retaggi culturali ma i cambiamenti sono veloci.

“Non se lo spiegano, si dice, osservandoli con la coda dell’occhio. Non riescono a capire come sia arrivato fin qui. Ma come possono capirlo? Sono aristocratici, loro. Hanno alle spalle secoli di privilegi. Nobili di sangue che non disdegnano di mescolarsi a chi ha fatto i soldi, come me; che provano a buttarsi nel commercio. Ma a guardarmi in maniera diversa non ce la fanno”.

L’Albatro

Quanto si è scritto su il Gattopardo e il suo autore Giuseppe Tomasi di Lampedusa? La scrittrice siciliana ne ripercorre l’infanzia in Sicilia in un racconto che si alterna con un diario che lo scrittore redice durante i suoi ultimi giorni di vita a Roma. La solitudine crea immaginari e forme di resistenza, immersioni in letture “Leggevo la sorprendente Virginia Woolf. Aveva appena pubblicato La signora Dalloway e colpiva i miei sensi, la mia percezione del reale, persino ciò che credevo immutabile: la memoria”. Spinge il giovane Giuseppe nella ricerca di evasioni, mentali e fisiche, nel teatro soprattutto, dove nella sua grande casa di campagna si preparano prime di spettacoli strabilianti. Siamo sul finire dell’800 e con essa anche l’aristocrazia siciliana cede i pezzi alla nascente borghesia. Giuseppe dovrà adattarsi alle nuove regole e alle nuove guerre, la prima e la seconda guerra mondiale lo attraverseranno rendendo più forte il suo amore per Licy, compagna d una vita. Ma ad accompagnare l’infanzia e i ricordi dello scrittore Tomasi di Lampedusa è Antonno l’unico che “non aveva bisogno di punti di riferimento, nè di certezze da cui partire e a cui approdare”.

“L’albatro è una creatura libecciosa e marinara” disse la madre. “Come un cane fedele al guinzaglio delle navi. Tenacissimo, non abbandona il capitano nemmeno nella disgrazia”. E così la scrittrice Simona Lo Iacono non ci abbandona mai, anzi non ci delude mai regalandoci ancora una volta un viaggio nella bella Sicilia con parole e poesie degne di questa splendida isola.

La logica della lampara

Torna la vicequestore Vanina Guarrasi in un nuovo giallo ambientato a Catania. Il bel dottor Manfredi Monterreale e il giornalista Sante Tammaro sono a pesca quando alle 4 del mattino vedono un uomo che trascina a  fatica una grossa valigia e la getta tra gli scogli. Ma sarà una telefonata anonima alla vicequestore su un presunto omicidio a dar vita al secondo romanzo della scrittrice siciliana Cristina Cassar Scalia. Grazie all’aiuto di un ex commissario in pensione Biagio Patanè anche in questo romanzo una vecchia storia riaffiora dalle bocche del ciarlare catanese. Ed è proprio il dialetto della città siciliana ad essere  protagonista, tra uomini prepotenti, mafiosi, spregiudicati, ma anche amori passati a cui Vanina non riesce a fuggire. Una lettura piacevole, scorrevole che ti fa innamorare di una delle isole più belle del mondo, del suo cibo, della sua natura. Un giallo intrigante dove la soluzione non è mai scontata. Un Commissariato che non dorme mai dove le donne sono le protagoniste anche della Procura.
“Hai mangiato? – s’informò la vicina oltrepassando il cancelletto e salendo i quattro gradini che portavano all’ingresso dal suo lato.
– No, non ancora. Ma ho comprato qualcosa al bar Santo Stefano.
Bettina la guardò dubbiosa 
– A quest’ora? E che trovò?
– Una cipollina, – rispose Vanina, attenta a non rivelare lo scarso entusiasmo.
Ma Bettina non era tipo da lasciarsi ingannare
–  La cipollina di sera tardi inchiumma nello stomaco peggio di un cuticciune di pietra lavica!
– Non le diede il tempo di replicare.
– Chiuda il portoncino là sotto e venga da me, così mi fa pure un poco di compagnia.

Migrante per sempre


Chiara Ingrao riesce a scrivere sempre il libro giusto al momento giusto.
Linù aveva vinto una borsa di studio per continuare la scuola anche dopo la terza media, ma la mamà aveva deciso di portarseli tutti alla Germania, li picciriddi. Siamo nella Sicilia del 1962 quando intere famiglie emigravano al nord per trovare lavoro e si aiutava anche i compaesani ad entrare clandestinamente nelle città, perché il permesso di soggiorno non è un foglio arrivato oggi ma un permesso che gli italiani emigranti hanno conosciuto molto bene. Chiara Ingrao ci racconta a volte in dialetto siciliano a volte con quell’italiano che si imparava a fatica, la storia di Lina fino al 2006, una storia fatta di continui spostamenti e di incontri con persone che si spostano. Ma soprattutto con i “fantasmi di oggi, rimescolati a quelli di domani e di ieri: passato e futuro si confondono spesso, nelle vite dei migranti”. Un romanzo su molte donne delle nostre famiglie, dal lavoro in fabbrica alle pulisci-culi, donne di ieri e donne migranti di oggi che vivono le stesse condizioni e a cui diamo gli stessi appellativi. Ma anche una storia di incontri tra donne da varie parti del mondo, che lottano contro i pregiudizi e i luoghi comuni.

11 novembre: Il morso di Simona Lo Iacono

Sabato 11 Novembre a Tuba alle ore 19:00.
Presentazione de’ Il Morso
Atterra una delle scrittrici più amate, Simona Lo Iacono
(già autrice di “Le streghe di Lenzavacche” Edizioni E/O) a presentare il suo ultimo lavoro, Il Morso (Neri Pozza) insieme al suo Pupo Siciliano. Insieme presenteranno il libro, sarà tutta una sorpresa!

Palermo, 1847. Lucia Salvo ha sedici anni, gli occhi come «due mandorle dure» e una reputazione difficile da ignorare: nella sua città, Siracusa, viene considerata una «babba», ossia una pazza. La nomea le è stata attribuita a causa del «fatto», ovvero il ricorrere di improvvise e violente crisi convulsive, con conseguente perdita della coscienza.
Il «fatto» aleggia sulla vita di Lucia come un’imminenza sempre prossima a manifestarsi, un’ombra che la precede e di cui nessun medico ha saputo formulare una diagnosi, a parte un tale John Hughlings Jackson che al «fatto» ha dato un nome balordo: epilessia. Un nome che le illustri eminenze mediche siciliane hanno liquidato con una mezza alzata di spalle.
Per volontà della madre, speranzosa di risanare le sorti della famiglia, Lucia viene mandata a Palermo a servizio presso la casa dei conti Ramacca. Un compito che la «babba» accetta a malincuore, sapendo che il Conte figlio si è fatto esigente in tema di servitù femminile. Da quando, infatti, in lui prorompe la vita di un uomo, l’intera famiglia si è dovuta scomodare a trovargli serve adatte alla fatica, ma anche, e soprattutto, agli esercizi d’amore. Stufo delle arrendevoli ragazze che si avvicendano nel suo letto, il Conte figlio è alla ricerca di una donna che per una volta gli sfugga, dandogli l’impressione che la caccia sia vera e che il trofeo abbia capitolato solo per desiderio. O, meglio, per amore.
Quando il nano Minnalò, suo fedele consigliere, gli conduce Lucia, il Conte figlio le si accosta perciò con consumata e indifferente esperienza, certo che la bella siracusana non gli opporrà alcuna resistenza. La ragazza, però, gli sferra un morso da furetto. Un morso veloce, stizzito, che lo fa sanguinare e ridere stupefatto. Un gesto di inaspettata ribellione che segnerà per sempre la vita di Lucia, rendendola, suo malgrado, un’inconsapevole eroina durante la rivoluzione siciliana del 1848, il primo moto di quell’ondata di insurrezioni popolari che sconvolse l’Europa in quel fatidico anno.
Con un linguaggio incisivo ed efficace e una prosa impeccabile, Simona Lo Iacono tratteggia una storia di struggente bellezza su un personaggio storico realmente esistito: Lucia Salvo, detta «la babba». Un personaggio femminile unico, fragile e determinato, animato da una vibrante e tesa vitalità.

Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970, è magistrato e presta servizio presso il tribunale di Catania. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Le streghe di Lenzavacche (Edizioni E/O), selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega.