La scrittrice nicaraguese ci porta alla scoperta delle sue origini familiari attraverso Jorge Choiseul de Praslin, nonno di sua nonna. Duca francese accusato di aver ammazzato la moglie si finge morto e grazie all’aiuto del re Luigi Filippo D’Orleans scappa per non essere scoperto: “se fingere mi creava difficoltà, l’idea di vivere come una persona di rango inferiore era un’eresia”.
Un racconto di metà ottocento sull’Europa post rivoluzione francese e ora in mano a Napoleone e sugli Stati Uniti d’America in piena ondata migratoria attraverso il racconto di un uomo ricco, costretto a reinventarsi senza schiavitù e pieno di sensi di colpa e di paure, almeno in apparenza. Gioconda Belli lo usa per dirci che partire vuol dire spesso costruirsi una nuova identità fatta di bugie ma anche di immaginazione un po’ come quella che attraversa tutto il XIX secolo, scoperta di nuove terre, della medicina, dell’animo umano.
Ma sarà solo in Nicaragua che il duca troverà, forse, la sua nuova vita. Un Nicaragua ancora inesplorato, ricco di natura e dove agli occidentali veniva regalata la terra per farli restare a costruire la “civiltà”: “ma in fondo a chi importava del Nicaragua? Erano gli imperi a decidere le regole del gioco”.
Gioconda Belli racconta tante figure femminili attraverso gli occhi di un uomo, la cultura, il possesso, la gelosia, la forza ma anche la libertà sessuale della divina Charlotte e il suo amore per le donne:
“Sai se le tue donne raggiungono l’orgasmo?” chiede ad un incredulo Jorge Choiseul de Praslin.
Era tanto che la scrittrice de La donna abitata non pubblicava un romanzo, e non ci ha deluse neanche questa volta.