Recensione di Barbara
Da una piccola casa editrice un gioiello che non si dimentica facilmente: la storia di Malika, nata Rom, internata nei campi di sterminio nazisti e sopravvissuta agli stessi dopo essersi finta ebrea.
Una vita di segreti, ricordi soffocati, bugie dolorose.
La vita di Miriam, una benestante signora svedese, che, nel giorno del suo ottantacinquesimo compleanno, decide di riprendersi la propria identità consapevole del fatto che la persecuzione della propria gente non si è conclusa con la Shoah.
Majgull Axelsson, Io non mi chiamo Miriam, Iperborea Casa Editrice – €19,50
Recensione di Barbara
L’ultimo amore di Baba Dunja, Alina Brodsky, Keller Editori€14,50
Baba Dunja è una donna anziana che, nonostante l’incidente nucleare del 1986, ha deciso di tornare a vivere nel suo paese natale, a pochi kilometri da Chernobyl.
Quali sono i “legami feroci” di questo romanzo?
C’è il primo, il più importante, quello che costituisce l’ossatura di tutta la narrazione: il legame tra madre e figlia. Un dialogo nel presente (le due camminano per le strade di New York)e un legame nel passato (attraverso affondi nei ricordi della protagonista – la figlia – nella sua infanzia e giovinezza accanto alla madre). Poi c’è il legame feroce con la città, New York, quella del presente e quella degli anni ’50 nel Bronx. Le strade, gli incroci, il presente ricco, il passato povero, gli odori e i colori di sempre. Il grigio e il marrone come sfondo insieme ad un miscuglio di lingue, cucine, visi e traffici. New York, feroce e viva, protagonista insieme alla due donne, anima della narrazione.
E poi i legami feroci fra donne. Quelle del condominio nel Bronx: le ebree povere e quelle arricchite, quelle infelicemente ostinate nella loro dedizione triste al marito e le prostitute.
Ma, di nuovo, e per chiudere, Il legame feroce: figlia e madre, insieme e contro, da quella che alla fine della storia, è una vita.