Sonecka

A cura di Serena Vitale, traduzione di Luciana Montagnani
“Sono felice che il mio ultimo rossore sia toccato in sorte a Sonecka”. Una lunga lettera, un commiato, un ricordo, un flusso costante di pensieri, emozioni, sensazioni, incontri. Uno straziante addio. Marina Cvetaeva scrive nel 1937 – quando tutto è alla fine –  quest’opera immensa, giustamente ripubblicata da Adlephi, dedicata a Sof’ja (Sonecka) Gollidej, una giovane attrice che conobbe e amò per un anno dalle soglie del 1919. “Una amicizia frenetica, reciproca deificazione di anime”, nacque e bruciò un amore, incatalogabile. Sonecka che quando rideva faceva ridere tutte le cose intorno, e Marina, la grande poeta perseguitata poi dal regime, che illumina questa relazione e la “sua” Sonecka di una luce vivida e crepuscolare insieme, come solo i lunghi addii sanno fare. Un libro dentro il quale è possibile finalmente affogare, e riemergere modificate come dopo un lungo, infaticabile, sogno.