Le letture di Tuba: Majgull Axelsson, Alina Brodsky, Valentina Farinaccio, Vivian Gornick

Recensione di Barbara

Da una piccola casa editrice un gioiello che non si dimentica facilmente: la storia di Malika, nata Rom, internata nei campi di sterminio nazisti e sopravvissuta agli stessi dopo essersi finta ebrea.
Una vita di segreti, ricordi soffocati, bugie dolorose.
La vita di Miriam, una benestante signora svedese, che, nel giorno del suo ottantacinquesimo compleanno, decide di riprendersi la propria identità consapevole del fatto che la persecuzione della propria gente non si è conclusa con la Shoah.
Majgull Axelsson, Io non mi chiamo Miriam, Iperborea Casa Editrice – €19,50

Recensione di Barbara

L’ultimo amore di Baba Dunja, Alina Brodsky, Keller Editori€14,50  

Baba Dunja è una donna anziana che, nonostante l’incidente nucleare del 1986, ha deciso di tornare a vivere nel suo paese natale, a pochi kilometri da Chernobyl.

Incurante degli allarmi sulle radiazioni ma anche degli acciacchi dovuti all’età, Baba è talmente piena di vitalità e carisma da divenire quasi leader di una strampalata comunità costituita da persone che hanno compiuto la sua stessa scelta.
Quella che doveva essere una cittadina spettrale diventa, grazie alla penna poetica, ironica e intelligente di Alina Bronsky una comunità fondata sulle relazioni e sul mutuo aiuto, distante dal resto del mondo.
C’è ancora vita, anzi c’è sempre vita dove le persone e le relazioni umane resistono. Da quale parte del confine è la zona della morte?
Recensione di Cristina
Valentina Farinaccio, La strada del ritorno è sempre più corta – Mondadori, € 18
E’ un di quei libri che è meglio non leggere in pubblico, dovremmo condividere troppe emozioni con estranei. E in questo libro ce ne sono tante. Vera perde il padre a 5 anni, Lia perde un marito che amava troppo e Santa un figlio troppo giovane. Tre donne a cui Giordano scrive mentre sta per morire. Un manoscritto ritrovato da Vera ormai grande che concluderà con molto dolore ma importante per chiudere una fase della sua vita. Un libro dolce e commovente mai banale o eccessivamente triste. Primo romanzo per la molisana Valentina Farinaccio che ci immerge in un racconto sulla morte che è una parte della vita che attraversiamo tutti e con cui difficilmente facciamo i conti.
Recensione di Viola
Legami Feroci di Vivian Gornick, Bompiani, 17 euro.

Quali sono i “legami feroci” di questo romanzo?
C’è il primo, il più importante, quello che costituisce l’ossatura di tutta la narrazione: il legame tra madre e figlia. Un dialogo nel presente (le due camminano per le strade di New York)e un legame nel passato (attraverso affondi nei ricordi della protagonista – la figlia – nella sua infanzia e giovinezza accanto alla madre). Poi c’è il legame feroce con la città, New York, quella del presente e quella degli anni ’50 nel Bronx. Le strade, gli incroci, il presente ricco, il passato povero, gli odori e i colori di sempre. Il grigio e il marrone come sfondo  insieme ad un miscuglio di lingue, cucine, visi e traffici. New York, feroce e viva, protagonista insieme alla due donne, anima della narrazione.
E poi i legami feroci fra donne. Quelle del condominio nel Bronx: le ebree povere e quelle arricchite, quelle infelicemente ostinate nella loro dedizione triste al marito e le prostitute.
Ma, di nuovo, e per chiudere, Il legame feroce: figlia e madre, insieme e contro, da quella che alla fine della storia, è una vita.