Recensione di Viola

 

Dolore Minimo – GIOVANNA CRISTINA VIVINETTO
Interlinea 12€

con la presentazione di Dacia Maraini

Una raccolta d’esordio bellissima di una poeta, Giovanna Cristina Vivinetto, del 1994. Il libro, diviso in tre sezioni principali (cespugli di infanzia, la traccia del passaggio e dolore minimo ), esplora attraverso le liriche la grande questione del diventare una Persona. Le fatiche, i dolori “minimi” e  le rinascite all’interno del movimento perpetuo della ricerca della propria identità. Una identità (anche lirica) che si costruisce (e decostruisce) a partire dall’esperienza della transizione, raccontata con una  grande autenticità e verità dell’esperienza del corpo e della mente, e a muoversi intorno al tema del mutamento: uno sguardo a una se stessa bambina, a una se stessa natura, figlia e madre. Nei versi avanza l’ipotesi vitale  di essere “madri di se stesse” (cit. Dacia Maraini) attraverso i passaggi dall’infanzia all’adolescenza.

“[…] Divenni indovina, un’altra Tiresia.
Praticai l’arte della veggenza,
mi feci maga, strega, donna
e mi arresi al bisiglio del corpo
– cedetti alla sua femminea seduzione.

Fu allora che mia madre
si perpetuò in me, mi rese figlia cadetta del mio tempo,
in cui si può vedere bene a patto
che si vaghi in tondo, ciechi
– che si celi, proprio come Tiresia,
un mistero che non si può dire.”

I versi, anche formalmente elaborati, non lasciano spazio a parole non ponderate. Parole che scavano nel corpo e nelle emozioni anche della lettrice, che così ritrova – e perde continuamente – quella sè più piccola, più grande, più figlia e madre, più libera e autentica. Grazie a Giovanna Cristina Vivinetto che della sua esperienza individuale ha saputo trarne un’opera poetica di altissimo livello, incisiva e vera anche per le sue lettrici. Curatissima anche la scelta dei versi usati in esergo alle sezioni poetiche. Fra tutte spiccano le parole di Adrienn Rich:

“Non è il déjà vu che uccide
è la preveggenza,
la testa che parla dal
cratere.”